«Non credo che siamo partiti al buio ma in maniera graduale, con una verifica settimanale di quelli che sono l’impegno in termini di numeri di persone che si infettano e di pressione del Servizio Sanitario Nazionale e le capacità di tamponamento. Ma il materiale manca, per due ragioni principali: perché la stragrande maggioranza del materiale che noi acquistavamo prima del periodo Covid veniva proprio dai Paesi asiatici che sono stati i paesi colpiti dall’inizio da questo maledetto virus. Questo significa che la capacità produttiva del paese fornitore degli altri Paesi occidentali è venuta meno. Poi il virus è arrivato in Europa e questo ha fatto sì che vi sia stata una gara ad accaparrarsi il materiale» Queste le parole del viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri sulla ripartenza del Paese, intervistato da Mario Giordano a “Fuori dal Coro”, in prima serata su Retequattro.

Sui tamponi, la cui gara è partita martedì scorso dichiara:

«È chiaro che arriveranno tardi. Il problema dei tamponi è prevalentemente legato ai reagenti. Sicuramente poteva essere fatta prima».

Sui guanti, afferma: «Ora vi è il problema dei guanti, un problema di cui si parla già da alcuni giorni e per il quale serve una formazione nel spiegare come il guanto deve essere usato. Il guanto è diverso dalla mascherina: ai supermercati non serve il guanto chirurgico, rischio di usare il guanto chirurgico per prendere la frutta nel mercato fa sì che Se viene usato il guanto sbagliato, a parte il fatto che si spende di più, vengono tolte le scorte nei posti dove servono».

In merito alle sue dichiarazioni relative alla mancanza di comunicazione all’interno delle istituzioni preposte al controllo sanitario, Sileri conferma: «Non torno indietro su quello che ho detto. Quello che ho detto è che se c’è un segretario generale del Ministero che è nel Comitato Tecnico Scientifico, deve fare da trait d’union. La comunicazione soprattutto all’inizio di questa epidemia non è stata delle migliori: non il Comitato Tecnico Scientifico ma la comunicazione tra chi all’interno del Ministero deve gestire diverse direzioni generali e la comunicazione con quelli che sono gli uffici periferici. Laddove c’è comunicazione, briefing e confronto le cose vengono sempre meglio».

Tornando sull’episodio dei primi due positivi in Italia scoperto attraverso la televisione,

il viceministro aggiunge: «Io rientravo a casa e ho scoperto che vi erano due positivi a Roma perché era accesa la televisione e da lì ho detto ‘guardate, qui la comunicazione deve migliorare’, cioè come in un ospedale, come in sala operatoria, se io devo preparare un paziente faccio un briefing prima dell’intervento, dopo l’intervento e prima della dimissione. Comunicare significa far sì che le informazioni circolino meglio. La comunicazione è molto migliorata però è chiaro che deve essere fatto un passo in avanti, soprattutto in questa fase perché questa secondo me, purtroppo, non sappiamo quanto durerà. E sarà non dico più dura della prima ma cronica, più lunga, e quindi sarà una guerra che potrebbe diventare anche estenuante. Lei ha fatto prima l’esempio dei guanti, anche delle mascherine, Arcuri si era impegnato a rifornire di venti milioni di pezzi a settimana le farmacie. Bene, ma questo quanto durerà? Non lo sappiamo. Quanto rimarrà il virus fra noi? Non lo sappiamo. Avremo un vaccino? Speriamo, ma non lo sappiamo né quando né come. Intanto dobbiamo potenziare le cure che abbiamo a disposizione, quindi a questa guerra si aggiunge anche la parte economica che lei ha sottolineato benissimo».

Infine, rispondendo a una domanda sulla differenza tra le regole per la riapertura proposte dall’Inail e quelle approvate dal Governo, 

Sileri conclude: «È una sintesi di un confronto perchè la distanza di sicurezza del metro è sufficiente se viene anche indossata la mascherina quando si è al chiuso, quindi è la sintesi ovviamente di linee guida proposte. L’utilizzo della mascherina e la distanza di sicurezza saranno sufficienti, se rispettate, a mantenerci protetti».

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