Grande successo di critica e di pubblico al Festival della Valle d’Itria per la produzione de “Le Donne Vendicate” di N. Piccinni diretta dal giovane direttore d’orchestra crotonese Ferdinando Sulla. Registrato il sold-out in tutte e tre le repliche previste dal cartellone della manifestazione culturale di richiamo Europeo e non. Il caloroso pubblico ha salutato l’artista crotonese e il suo giovane cast con applausi e o ovazioni per circa 10 minuti.

Cosa ha significato per te poter prendere parte a un simile evento?

Il Festival della Valle d’Itria è stata la prima istituzione culturale-musicale italiana che ha creduto in me. Faccio parte di questa meravigliosa “famiglia” già dal 2016, da quando fui invitato a lavorare in qualità di assistente di Fabio Luisi, direttore d’orchestra di fama mondiale. Quest’anno sia il maestro Luisi, sia il maestro Alberto Triola, hanno voluto rinnovare in me la fiducia, affidandomi una delle quattro produzioni principali previste in cartellone. Grazie a questo loro atto di coraggio nei miei riguardi, è stato decretato il mio debutto operistico nazionale e internazionale in un contesto di alta risonanza, ormai divenuto decisivo per tanti giovani talenti.

Il Festival della Valle d’Itria è un trampolino di lancio?

Assolutamente si. Questo Festival, oltre alla prerogativa di continua ricerca e diffusone di repertori poco noti ed eseguiti, ha come mission principale quella di incentivare, valorizzare il talento musicale giovanile.

Ti ritieni soddisfatto dei risultati ottenuti?

La nostra produzione è stata accolta favorevolmente da tutta la critica nazionale e internazionale. È stato molto apprezzato lo sforzo compiuto nel realizzare un’operazione apparentemente semplice, ma che nascondeva numerose insidie musicali e drammaturgiche. Ciò è stato possibile grazie alla costante collaborazione con il regista Giorgio Sangati, frutto prodigioso del Piccolo Teatro di Milano, che ha saputo sfruttare al massimo le poche risorse messe a disposizione, incentrando tutto sull’eleganza e l’efficacia del teatro di tradizione, il tutto messo completamente al servizio della musica. La grande sintonia che si è stabilita tra di noi, ha fatto sì che si creasse un gruppo di lavoro coeso e affiatato. Il risultato più bello e appagante è stato percepirsi come una gran bella squadra.

La critica su quale aspetto si è soffermata?

È stato sottolineato più volte il senso di freschezza e vitalità che permeava dalla performance del giovane cast. Una grande energia propulsiva emanata in tutte le rappresentazioni che è diventata la cifra del nostro lavoro.

Quali sono gli aspetti drammaturgici fondamentali dell’opera che hai diretto?

Il tema dell’opera buffa è incentrato sull’eterna lotta fra i sessi, e la conseguente prevaricazione della donna sulla “cialtronaggine” del uomo. Tema che conferisce comicità alla vicenda e che ancor oggi risulta assolutamente attuale. L’idea registica si è servita dell’atemporalità della tematica, conferendo smalto e modernità all’opera pensando di adattarla a una situazione temporale più vicina a noi, e cioè ai primi anni del ‘900, periodo di fermento e nascita del movimento femminista delle suffragette.

In quale opera ti piacerebbe misurarti prossimamente?

Più che altro vorrei misurarmi su un periodo storico. Sempre nell’ambito del teatro musicale, rimane in me vivo l’interesse per il repertorio sconosciuto e ingiustamente ignorato del ‘900, che spero presto di affrontare e promuovere, oltre al repertorio italiano di tradizione.

Ci sono prospettive di collaborazioni future?

Si! Al momento si stanno presentando alcune possibilità di lavoro nel Nord Europa e in Francia,  ma ancora preferirei non rilasciare nessuna dichiarazione a riguardo perché non è nulla di ufficiale.

Nella tua città pensi ci sia un clima favorevole ad iniziative artistico-culturali come il Festival della Valle d’Itria?

Attualmente penso di no. Lo è stato in passato quando la politica cittadina nutriva più interesse per manifestazioni culturali di questo genere. Si dovrebbe reinvestire sull’unica (ormai) risorsa del territorio: la cultura e il conseguente turismo che da essa può scaturire. Quello che avviene a Martina Franca è un sogno iniziato 43 anni fa e continua ad alimentarsi ancora oggi senza non poche difficoltà, data la crescente notorietà e importanza che sta assumendo di anno in anno, grazie allo zelo di Alberto Triola, un direttore artistico lungimirante, alla grande artisticità di Fabio Luisi e alla vigile protezione del padrone di casa il dott. Franco Punzi, l’anima, il cuore pulsante dell’iniziativa.Per costruire tutto questo nella nostra città bisognerebbe iniziare da piccoli eventi che potrebbero offrire alla popolazione un’occasione di “riavvicinamento” alla musica colta, quindi ricreare un pubblico partendo sempre dai più giovani. Io sarei il primo ad offrire la mia persona nella promozione di simili progetti. Sarebbe un modo per omaggiare la mia bellissima ma martoriata terra.

 

Intervista a cura di Flavio Iacones per “Il Crotonese” del 9 settembre 2017

ph: Michele Cammariere

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