Anna Kanakis

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Anna Kanakis

Anna Kanakis è una donna disponibile, gentile, che sembra quasi voler far passare in secondo piano la sua sfolgorante bellezza, sfoggiando una cultura di grande livello.

E’ stata convocata dall’ideatore del Premio Letterario Città di Castello, Antonio Vella, per entrare a far parte della Giuria del premio, che ha come Presidente Alessandro Quasimodo.

Ha accettato con grande entusiasmo! Gli altri membri sono, il cantautore Ron, l’ambasciatore Claudio Pacifico, la giornalista e scrittrice Daniela Lombardi, il Segretario generale della Società Dante Alighieri Alessandro Masi, la giornalista e scrittrice Antonella Appiano e Alberto Stramaccioni, docente all’Università per Stranieri di Perugia.
Parlare con lei è veramente piacevole e interessante, ti senti subito in sintonia ed emana entusiasmo da tutti i pori.

Chi è oggi Anna Kanakis?

E’ una persona che scrive, che è attenta a ciò che accade nel presente, che vive il suo tempo, ma con grande curiosità ed interesse per la storia, per ciò che è accaduto.

Ama il passato non con nostalgia, ma perché riesce a farci meglio comprendere il presente e portare alla ribalta personaggi minori che hanno vissuto accanto a personaggi predominanti e che quindi la storia ha relegato in secondo piano.

Come è nato il suo amore per la letteratura?

Fin da piccola piccola leggevo fino a notte tarda e forse è per questo che oggi sono miope. Io e mia sorella dormivamo nella stessa camera. Lei voleva dormire mentre io volevo leggere.

Allora per non disturbarla leggevo con la torcia perché lei voleva la luce spenta.

E’ stata la mia insegnante delle medie, la professoressa Bisossi Martinez, che mi ha fatto innamorare della letteratura. Mi raccontava il mondo delle lettere, me lo faceva vivere in prima persona: era come se sentissi gli scrittori vicino a me, percependo il loro modo di sentire, di vivere, di scrivere. Io all’epoca vivevo a Catania e la professoressa aveva dei contatti con il giornale locale e quasi tutte le settimane il mio tema veniva pubblicato. Ero il suo fiore all’occhiello, purtroppo non so più niente di lei. Con la Sicilia ho un rapporto conflittuale di amore e di fuga. Sciascia diceva che ci sono due tipi di siciliani: quelli che vivono in Sicilia e mai se ne andrebbero e quelli che vanno via e non tornano più o hanno grandi difficoltà a tornare. Io faccio parte della seconda categoria. Non ci torno volentieri perché mi intristisce vedere i luoghi che amo degradati, non concepisco chi si piange addosso. Io sono nata per reagire, molto presto ho fatto la valigia e mi sono trasferita a Roma, fra mille difficoltà sono riuscita a trovare il mio spazio, senza aspettare che qualcuno suonasse il campanello e mi offrisse la grande occasione.

Quanto impegna scrivere un libro, da dove parte l’idea?

Ho scritto due libri e sto lavorando al terzo. Il primo è nato quasi per caso “Sei così mia quando dormi” l’ultimo scandaloso amore di George Sand. Stavo leggendo proprio la biografia di Sand quando la storia mi ha trascinato in un turbine.

Narra dell’ultimo amore di una donna che ne ha avuti molti, come George Sand. Ma è soprattutto la storia della passione assoluta di un giovane incisore, Alexandre Manceau: verso questa scrittrice: ”La guardo. La camicia in lino bianco le scivola morbida sul busto pieno, l’ampia gonna nasconde le cosce rotonde. Non riesco a immaginarla correre dinamica per Parigi in disinvolti abiti maschili. La mia George è questa, tenera e abbondante, e la amo perdutamente». Capitato nel castello di George Sand per trascorrervi un fine settimana, Manceau si innamora immediatamente della scrittrice e vi rimarrà quindici anni. È un rapporto di passione e di devozione, attraverso il quale George Sand rivive le sue altre passioni e il suo passato. Un legame così intenso che potrà interromperlo solo la tisi, la stessa che le ha portato via Chopin. Alexandre Amava in modo quasi femmineo la sua donna.

All’inizio ho scritto dappertutto … avevo terrore delle pagine bianche da riempire con il mio inchiostro, perché all’inizio butto giù tutto a penna, poi trascrivo al computer.

Avevo due editori che si contendevano il mio libro, ho optato per Marsilio. L’ho scelto perchè Cesare de Michelis è un uomo di grande cultura e uno scopritore di talenti.

Il secondo romanzo “L’amante di Goebbels” narra la storia vera di Lida Baarova, attrice cecoslovacca che fu amante di Joseph Goebbels nel 1938.. Anche questo è stato editato da Marsilio.

Quando termina un libro che sensazione prova?

Bella domanda! Quando ho terminato il mio primo libro l’ho chiesto a qualche amico scrittore più “navigato” … Non è facile staccarsi dalla propria “creatura”. Io non ho figli e non voglio essere blasfema e nemmeno scontata, si può paragonare ad un vero e proprio parto.

Ero nel mio studio di Milano e ho capito che il libro era a termine … ho messo un notturno di Chopen, che mi infastidiva a livello interiore, e l’ho risentito svariate volte come in un crescendo e poi il punto, il punto finale. Sono stata male per qualche settimana. Il giorno dopo dovevo partire con mia marito per Venezia e in un primo momento avevo pensato di terminarlo lì, ma ho capito che non potevo portarmi la “morte” a Venezia.

La musica mi segue molto e mi porta alla concentrazione, anche davanti ad un ciack, se devo piangere, invece del mentolo, io voglio lacrime vere. Mi metto la cuffia e sento la musica al “riparo” dal resto della troupe e le lacrime scendono …

E quando vede il suo libro in libreria?

Un’emozione forte. De Michelis mi ha mandato il mio primo libro in una scatola di cartone e quando l’ho aperta e ho visto il libro ho avuto la sensazione di trovarmi un bimbo di carta fra le mie braccia.. La prima copia, con dedica, è stata per mia madre, poi per mio marito e i miei amici. Dentro a quelle pagine c’erano i mie sentimenti, le miei emozioni, le mie rinunce,le mie ricerche, i miei caffè, le notti insonni, i piccoli bronci con mio marito che magari mi invitava ad uscire ed io rimanevo attaccata a quei fogli, alle emozioni che provavo e che volevo trasmettere.

E’ difficile trovare l’Editore giusto?

E’ molto difficile, E’ come quando un genitore deve scegliere la scuola per il proprio figlio: si vuole il meglio, la perfezione. Poi ci accorgiamo che quello che vogliamo non esiste e parlando anche con i miei colleghi siamo giunti alla conclusione che più o meno gli editori sono tutti uguali. L’autore si deve muovere in prima persona, non pensare che l’editore faccia miracoli e faccia diventare il tuo libro un best seller se tu non ti dai da fare. Secondo me ogni autore è l’editore di se stesso. Certo io sono partita avvantaggiata. Il mio nome, anche se in altro campo, era già conosciuto, per chi non ha questa fortuna la fatica è certamente superiore. Ma alla fine la perseveranza premia. Il rovescio della medaglia per me è stato che tutti mi aspettavano al varco per veder che cosa avessi scritto … per fortuna mi è andata bene..

Quanto è l’impegno dello scrittore e quanto quello dell’editore dopo che il libro è uscito?

In teoria secondo de Michelis il libro è eterno, in pratica lo devi “spingere” per un anno e questo spetta all’autore, magari con l’aiuto di un buon ufficio stampa.

Quest’anno è stata chiamata a far parte della giuria del Premio Letterario Città di Castello, come si accinge ad affrontare questo ruolo?

Con una curiosità enorme! L’onore è implicito, un vero privilegio perché le persone che organizzano questo premio tengono moltissimo alla cultura. Parlando con l’ideatore del Premio, Antonio Vella, mi è sembrato di tornare indietro nel tempo: è una persona che si occupa dei giovani, dell’educazione, ha un alto senso della letteratura e non improvvisa niente, una persona che nel mondo dell’editoria non è facile incontrare. Come lui penso che la letteratura sia un balsamo per i neuroni, avrò la possibilità di saggiare la situazione degli scrittori italiani e stranieri, di capire cosa ne pensano i giovani, sarà una sorta di termometro della cultura.

A cosa sta lavorando in questo momento?

Sto scrivendo il mio terzo libro, ma non posso parlare molto. E’ una storia vera ambientata ai primi del’900, narra di un di un “deragliato”, che scacciato dal suo paese non riesce a trovare pace.

Penso di non editare con Marsilio perché la casa editrice ha subito dei cambiamenti ed attualmente non mi sento in sintonia, è subentrato il figlio di de Michelis e la sua politica editoriale è completamente diversa da quella del padre. Si sa le cose cambiano …

Lei è riuscita a rinnovarsi o meglio completamente a stravolgere il suo personaggio pubblico, l’essere una donna molto bella, con un trascorso partito dalla bellezza, nel campo letterario le ha procurato problemi o l’ha facilitata?

L’aspetto non lo cambi … quando ho fatto l’attrice ho scelto dei ruoli dove non fosse indispensabile la bellezza, tipo suora, tossico. La fatica di scrollarsi di dosso il titolo di Miss Italia è stata notevole, ma non rinnego niente. Avevo solo 15 anni e per me è stato una bella avventura che mi ha fatto crescere.

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