Esclusivo! Haiducii: “Dragostea din tei? Non volevo cantarla! La regina delle Hit Parade si racconta su Gaygossipitalia

Intervistata da Daniele Alberico, Paula Mitrache in arte Haiducii, cantante che con i suoi singoli ha fatto ballare tutto il mondo, racconta gli esordi, il successo con Dragostea Din Tei ed i suoi attuali impegni.

Come nasce artisticamente Haiducii?
A Bucarest, mia città natale, già da bambina sentivo questo grande amore per la musica. C’è stata una bella preparazione ma a 15 anni ebbi la grande fortuna di frequentare la scuola popolare d’arte e subito dopo tutto si è legato in una maniera incredibile. Mi hanno formata tantissimo e questo sicuramente mi è servito quando ho dovuto affrontare palchi e pubblici importanti.

In parallelo alla carriera musicale anche quella come conduttrice per la Tv Nazionale, come è arrivata questa occasione?
Negli anni 90 c’è stato il tanto atteso cambiamento dopo la Rivoluzione romena e la Tv Nazionale era pronta per il rilancio delle proprie reti, ero giovanissima e mi ricordo che mi fu proposto questo provino ed accettai con tanta gioia ed entusiasmo e fui scelta assieme ad altri miei colleghi che oggi sono diventati dei grandi pionieri della comunicazione nel mio Paese.

Sei arrivata in Italia e ci hai regalato delle grandi Hit divenute successi internazionali che ancora oggi sono attualissime
Devo tutto al mio produttore, nella mia vita ho conosciuto un solo produttore, Giancarlo Meo, ci siamo capiti da subito ed ha fortemente creduto in me. Io mi sono fidata del suo istinto ed è uscita la prima hit Believe In Me, scritto da Bruno Santori. Quasi una premonizione per me!

Nel novembre del 2003 con l’etichetta Universo la strepitosa Dragostea din tei
Che tra l’altro non volevo cantare! Pensa che di recente, prima dell’arrivo delle restrizioni covid, ho incontrato Albertino che ne è stato il primo credere in questo brano con Radio Dj, e gli ho fatto questa confidenza. Mi ha guardato sbalordito e mi ha risposto “Amore avresti fatto molto male”.

Perché non avresti voluto cantare questo brano?
Perché era una cover, e da noi in Romania non c’era tanto apprezzamento nei confronti di questo genere di prodotti. Non ero sicura che potesse funzionare.
Mi aspettavo un nuovo inedito per proseguire il percorso che si era aperto con Belive in me, scritto apposta per me.

Sarà stata anche una cover ma grazie a te è diventato un tormentone musicale che ancora oggi impazza nelle radio e nelle disco ed e stata ricantata da tantissimi artisti tra cui anche Rihanna giusto?
È diventata quasi patrimonio culturale della Romania. Lo dico con orgoglio perché non è mio merito, è il primo brano nella storia della musica romena che ha oltrepassato le dogane ed è diventata numero uno nelle classifiche di tutti i Paesi in cui è stata trasmessa. E tutto questo grazie all’Italia!

In sole due settimane Dragostea din tei diventa disco d’oro vendendo più di 1 milione di copie in Europa. Un successo straordinario, cosa provavi in quei momenti?
Purtroppo in quel periodo ho perso mia mamma. Era gravemente malata e dopo un mese dal lancio del brano si è spenta. È stato un dolore troppo grande che sono riuscita ad alleggerire grazie ai tanti impegni artistici che subentravano di volta in volta. Quando ero triste e giù di corda arrivava una chiamata e dovevo volare dall’altra parte del mondo. Non mi sento di aver vissuto il successo, ma di averlo sfruttato per allontanare il dolore. Una specie di terapia per metabolizzare questa sofferenza troppo grande. Mi aiutava ad andare avanti. Pensavo nel mio inconscio che fosse lei a darmi queste opportunità In quanto mi dava tregua per lasciarmi andare al dolore. Le mie lacrime sono volate con gli aerei.

Magari questo è servito anche a far sì che sei rimasta la persona di sempre a differenza di tanti altri a cui il successo confonde la mente perdendo il contatto con la realtà?
Io credo che quando arriva un successo così tanto grande o ti perdi tra le nuvole o torni con i piedi per terra. Non c’è una via di mezzo. È talmente tutto così amplificato, emozioni incluse, che non puoi resistere. Nel mio caso non sono riuscita a perdermi ed ho mantenuto i piedi per terra perché nella mia mente avevo sempre mia mamma. Il successo non l’ho avvertito per nulla aldilà del pubblico e dei palchi. Nel privato sono sempre stata persona prima che artista.

Artista super ospite internazionale anche su uno dei palchi più ambiti da chi vive di musica, quello del festival Sanremese
Si, un palco talmente sacro che resta nell’anima per sempre. Sanremo è un emozione senza fine difficile da spiegare, poi quello in particolare fu abbastanza criticato perché era condotto da una super donna, Simona Ventura, all’apice della sua carriera con la direzione artistica di Tony Renis. Un bel Festival a mio avviso.

Con chi ti piacerebbe duettare in futuro?
Guarda, mi piacerebbe fare nomi di artisti che amo e che portò nel cuore, ma se dovessi immaginare un progetto del genere mi piacerebbe accompagnare un artista giovane, sconosciuto. Ci sono tantissimi talenti inerba che meritano un opportunità e mi piacerebbe rendermi utile al lancio di una nuova promessa che sogna di diventare grande.

Di recente sei stata tra i protagonisti del progetto Artisti Uniti ai Medici per Croce Rossa Italiana incidendo l’inno ai medici riscritto dal grande Mogol, come è nata questa collaborazione?
Un mio grande amico, Kevin Dellino, ideatore e produttore, mi ha fortemente voluta in questo progetto. Quando mi ha proposto di partecipare ho accettato subito con lo spirito di mamma avendo mio figlio che è un neo medico, ma soprattutto perché ha un importante messaggio sociale, sia nei confronti dei nostri eroi, i medici, ma anche tutto il personale sanitario e coloro che hanno rischiato veramente la loro salute e la loro vita durante l’emergenza covid 19 per tutti noi. Ed è stato un capolavoro a mio avviso. Ho avuto il piacere di cantare uno dei brani più belli della musica, il mio canto libero di Mogol-Battisti, con grandi firme del panorama musicale italiano tra cui colei che fu la voce femminile solista originale della canzone, Wanda Fisher. Ho accettato con molto amore verso il prossimo ed il rispetto che ognuno di noi dovrebbe adottare nei confronti di tutti coloro aiutano la società e la collettività ogni giorno. Per me è stato un onore avvicinare le mie radici rumene a quelle della terra italiana che mi accoglie e mi ama da tantissimi anni.

Sei molto attiva sul sociale e sul volontariato,
Sono una mediatrice linguistico culturale da prima che ci fosse un consolato di carriera, con l’associazione Dacia Nicolaiana di Bari, poi la vita mi ha portato ad innamorarmi anche della Sardegna, è nell’ultimo periodo durante l’emergenza covid ho iniziato un percorso di volontariato per l’associazione Libere Energie che si occupa di assistenza per i senza tetto e persone seriamente bisognose. Ed è stato fantastico, sono cresciuta tanto in questi due mesi, è incredibile quanto un attimo nella tua vita può aggiungere tanto alla propria anima. Ho visto il mondo con gli occhi della verità. C’è tanta gente, molti a capo di famiglie bisognose, che si nasconde dietro gli occhi del dolore con grande onore e tanta umiltà.

In cantiere diversi progetti e di sicuro torneremo presto a parlare di Lei, artista che abbiamo apprezzato in questa intervista soprattutto per la sua grande bellezza e umiltà. Imminente l’uscita del prossimo singolo, una produzione pronta a venire al mondo con un titolo che diventa poesia in un momento storico come questo che stiamo attraversando, “Respira”, brano interamente realizzato in Puglia e noi non vediamo l’ora di ascoltarlo!

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