MARCO MELIS EYEWEAR LA RIVOLUZIONE DEL MERCATO OTTICO

La nuova frontiera del Made in Italy nel campo dell’ottica porta il nome di Marco Melis. Empatia, passione e determinazione sono alla base della sua attività e creatività da cui nascono occhiali costruiti su misura come abiti sartoriali.

Marco parlaci da cosa è nata l’esigenza di esprimere la tua arte attraverso la creazione di occhiali su misura?

Ad un certo punto del mio percorso ho sentito l’esigenza di fare un altro passo avanti, ma a tempo stesso continuando a volgere lo sguardo indietro, al semplice concetto del creare una collezione dedicata, la scommessa era trasferire l’esperienza da prototipista del passato al servizio alla singola persona oggi, per questo faccio pezzi unici sartoriali.

Da cosa nasce questa necessità di rivoluzionare il made in Italy?

Dovevo fare qualcosa per rivendicare le mani dei nostri maestri, dovevo restituire qualcosa a chi davvero ha fatto la storia , e non parlo né di me nè di brand più o meno famosi,  parlo di maestri che negli anni 60 facevamo epoca testa di invisibili, e per citarne una, basti pensare all’epoca della dolce vita. Ho creato la MARCOMELIS Eyewear solo ed esclusivamente per rimettete insieme due mondi che per troppo tempo sono rimasti separati, l’artigianalita’ e il senso di sartoria di una volta.

 Che cosa cerchi di trasferire della tua personalità nella creazione di un modello?

 

Io adoro l’eleganza non manifestata, quella che c’è ma non si vede , quella che non si nota ma quando vai via tutti si ricordano, il sobrio elegante. Cerco sempre di trasferire un senso sartoriale attraverso un taglio deciso su forme e aste, come la spalla di una giacca sartoriale Napoletana.

 In che cosa è racchiuso lo stile di una persona secondo te e tu come lo ricerchi?

Lo stile è determinato dal nostro modo di vestire che si deve incollare sempre alla nostra classe, ma attenzione, tutto parte solo ed esclusivamente da dentro di noi non sono gli accessori che fanno lo stile o la classe, siamo noi che determiniamo di quale stile e classe siamo fatti.

Quante è radicato il tuo forte sentimento patriottico che si racchiude nella frase che incidi sui tuoi occhiali “Fatti da un italiano”?

Quella frase non ha solo un forte senso patriottico, credo sia molto di più, è come una sorta di rivendicazione, e come dire “basta fattela finita” nasce da una provocazione, troppe volte ho letto Made in Italy o Fatto a mano quando non solo non erano fatto in Italia ma neanche fatti a mano, quindi si, il senso patriottico ma anche quello della verità è sempre presente in me e nei miei occhiali.

Su che cosa fondi l’impiego dei materiali utilizzati?

Noi facciamo occhiali in plastica, (acetato) e in metallo. Questi due materiali mi danno la possibilità di esprimermi su diversi fronti, nel primo caso , trattandosi di acetato, ho la possibilità di lavorarlo con le mani, smussare gli angoli risaltare parti specifiche e creare degli incollati tra plastiche giocando con i colori, nel secondo caso, il metallo può essere saldato e torniato in modo da creare combinazioni e linee forti ed eleganti, basti pensare che un occhiale di metallo può arrivare anche a 20 punti di saldatura.

Quali sono le fasi, i contesti da cui nasce un tuo progetto: dalla fase “visionaria” fino alla realizzazione vera e propria?

Tutto nasce da un concetto che si vuole esprimere, che non ha ancora una forma , piuttosto una filosofia , mi spiego meglio, se parliamo di retrò o di moderno, di futuristico o di classico, tutto dipende dalla filosofia iniziale, decisa quella, iniziamo a disegnare delle linee, linee che diventano forme, forme che diventano disegni, disegni che diventano disegni  tecnici. A questo punto può iniziare il prototipo fatto rigorosamente a mano, con la lima, per intenderci, e una volta raggiunto lo scopo della forma, si disegnano le aste, il procedimento è lo stesso del frontale, solo dopo si decidono i colori delle plastiche e di conseguenza i colori delle lenti. Tutto deve essere fatto per gradi e nulla lasciato al caso. Solo una volta realizzato il prototipo parte il test per la calzata, che deve essere meglio di un guanto, portato il prototipo al massimo della perfezione possibile , può partire la produzione dei singoli pezzi.Noi tagliamo i frontali con i pantografi degli anni 60, uno per uno a mano.

Qual’è il tempo di creazione? 

Prese le misure al cliente circa una settimana di lavoro per un occhiale , dopo una settimana c’è la prova della calzata e se tutto è andato bene , io giorno dopo c’è la consegna.

Qual’è la differenza fondamentale da un paio di occhiali prodotti in serie dalla moda pret-a porter e un’occhiale sartoriale?

 Parliamo di due mondi completamente diversi, quello seriale è concepito per fare più occhiali nel minor tempo possibile, che vengono poi spediti alla grande distribuzione, cercando in tutti i modi di salvaguardare la qualità, il mondo dell’occhiale artigianale è concepito solo ed esclusivamente per un senso di qualità, dettaglio, e sartorialità Prendete come esempio un abito comprato in un grande magazzino e uno fatto su misura dal sarto.

Molti volti popolari si sono rivolti a te per personalizzare il loro viso indossando i tuoi occhiali. Raccontaci qualche aneddoto divertente condiviso con qualcuno di loro?

Avrei una miriade di aneddoti, potrei partire da Claudio Baglioni arrivando a Giorgio Panariello, per congiungere sue mondi come quello della a musica e lo spettacolo, da Carlo Conti ad Alessio Boni per congiungere altri due mondi, televisione e cinema, ricordo una volta andai a Bolzano, era notte, per raggiungere Alessio Boni e Toni Servillo, loro sul set di “La ragazza nella nebbia” del mio amico Donato Carrisi anche lui mio cliente, Alessio raccontò Sul set quello che facevo con gli occhiali e fu subito amore tra me e Tony Servillo, gli presi le misure e una settimana dopo indossava il suo occhiale personalizzato si misura. Oppure quella volta che incontrai John Turturro e mi presentai con un occhiale fatto su misura per lui, gira una foto su web dove lui è incredulo. Potrei citare mille personaggi e altrettanti aneddoti, da Claudio Santamaria a Giorgio Pasotti piuttosto che Kasia Smutniak e Ferzan Ozpetek, tutte persone che mi hanno aperto il cuore e colgo l’occasione di ringraziarli pubblicamente.

 

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