L’emicrania affligge ca. il 12% della popolazione, con una massima incidenza verso la quarta decade di vita, e colpisce più frequentemente il sesso femminile.

Spesso di carattere ereditario, nei soggetti predisposti gli attacchi (che durano da alcune ore a diversi giorni) possono essere scatenati da vari fattori (quali il fumo, la stanchezza, lo stress, l’alcool e alcuni cibi), essere preceduti da alcuni sintomi (visivi o sensitivi), e consistono in un dolore pulsante (di solito localizzato in un lato solo della testa) accompagnato da nausea, stanchezza ed ipersensibilità alla luce, ai suoni, al movimento e/o agli odori. Come si evince, tale patologia risulta essere prostrante, invalidante, e causa, fra l’altro, di numerose assenze lavorative.

Da un paio di decenni diversi studi internazionali hanno evidenziato come, nei Pazienti affetti da emicrania o cefalea muscolo-tensiva, la causa scatenante degli attacchi sia da imputarsi all’irritazione di piccole terminazioni nervose, dalla cui infiammazione cronica origina la sintomatologia dolorifica propria di queste patologie. Le terminazioni nervose più comunemente irritate si trovano in tre punti, ovvero, in ordine decrescente di frequenza, nella regione occipitale, posteriore della testa (alla radice del collo, a scatenare gli attacchi della cosiddetta “cervicale”), a livello delle tempie, e a livello frontale, in prossimità delle sopracciglia; questi punti, chiamati scientificamente “trigger points”, agiscono, singolarmente od in gruppo, come la “miccia di una bomba”, a scatenare la sintomatologia dolorifica, che poi si irradia, a seconda dei casi, in altre regioni della testa, ma anche del collo, del volto, delle spalle, etc.

L’irritazione di questi nervi è causata, nei soggetti predisposti, dalla compressione di questi da parte di piccoli muscoli o, come più spesso accade, di un piccolo vaso sanguigno, localizzato vicino al nervo in questione. Le pulsazioni di questo vaso si traducono nel micro-traumatismo costante delle fibre nervose vicine, e, alla lunga, nell’infiammazione cronica che causa l’insorgenza degli attacchi. Il fatto che sia un piccolo vaso a traumatizzare il nervo spiega perché, in molti casi (ma non tutti) il dolore sia pulsante, le crisi siano più frequenti quando aumenta la pressione del sangue (dopo sforzi od esercizio fisico, oppure di notte, quando a causare l’aumento di pressione a livello della testa è la posizione supina) o quando vi è vasodilatazione (assunzione di alcol, sbalzi termici, periodo pre-mestruale).

Evidenziata la causa scatenante, è stata quindi approntata e perfezionata, negli anni, la terapia chirurgica mini-invasiva volta a ridurre od eliminare le cause alla base dell’irritazione di tali nervi, fino a giungere, al presente, alla sua forma definitiva e minimamente invasiva. Sono tutti interventi effettuati come Sistema Sanitario Nazionale, in anestesia locale assistita (non si ricorre all’anestesia generale con conseguente intubazione, ma il Paziente è solamente sedato e dorme, non sentendo nessun dolore) ed in regime di “one-day-surgery” (una notte di ricovero). L’intervento avviene mediante piccole incisioni cutanee, generalmente in sedi della testa coperte da capelli (in modo da rendere invisibili i seppur minimi esiti cicatriziali), tramite le quali, con tecniche microchirurgiche, i nervi interessati sono “liberati” dalla compressione dei vasi o muscoli vicini, senza creare danni o effetti collaterali nel post-operatorio. Il giorno successivo all’intervento avvengono le dimissioni e la ripresa ad una vita normale, osservando però un periodo di due settimane di convalescenza e astinenza da sforzi eccessivi. Dopo tre mesi dall’intervento (periodo necessario alla risoluzione completa dell’infiammazione delle fibre nervose) sono apprezzabili i risultati definitivi; in oltre il 90% dei Pazienti operati si osserva o l’eliminazione completa o una riduzione significativa (>50%) del numero, durata e intensità degli attacchi.

Queste tecniche sono rivolte ai Pazienti non responsivi alle varie terapie farmacologiche o nei quali sono presenti effetti collaterali così significativi da rendere non praticabili tali terapie.

Negi USA, dove tali terapie sono state inizialmente sviluppate circa due decadi fa, gli interventi (dati gli ottimi risultati attesi) sono molto praticati, tanto che in ogni città medio-grande è presente un ospedale con un Team di chirurghi plastici dedicato espressamente a queste terapie. In Italia, Centro “de facto” di Riferimento del Sistema Sanitario Nazionale è la Clinica di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova, dove il Prof. Edoardo Raposio, che la dirige, ha la più ampia casistica clinica e produzione scientifica in Europa in questo specifico ambito.

 

 

 

 

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