Narcisista

Ma si dai parliamo ancora di Coronavirus.

Questo virus misterioso che sta spaventando il mondo. Peggio, sta riportando in vita sentimenti di odio, razzismo, paura, forse mai dimenticati.

Dalla più remota antichità, le civiltà hanno dovuto affrontare varie ondate epidemiche, che hanno sterminato interi popoli. Le più tristemente note in Europa sono la peste, il vaiolo, il tifo, la spagnola. Fino ad arrivare alle più recenti, come la SARS. Oggi, protagonista della scena mondiale, il COVID-19, direttamente dalle nostre fantasie apocalittiche più disastrose. Si è parlato di guerra biologica, virus creato ad hoc in laboratorio. Vendetta divina.

Pare sia più veloce di Flash nel passare da un individuo all’altro, ammalando non solo il corpo, soprattutto l’anima. Impegnati a seguire gli ultimi bollettini medici o i vari decreti con i quali il Governo cerca di vincere questa ennesima guerra, non ci rendiamo conto di quanto il contagio sia in primo luogo nei nostri cuori.

Appena esplosa l’epidemia, a far paura erano gli asiatici. Adesso che il nemico non ha più gli occhi a mandorla, come intendiamo difenderci? Se l’untore fosse il nostro vicino o un caro amico… Che si fa adesso?

Adesso che il mondo si è improvvisamente fermato. Quasi come se volesse prendersi una pausa di riflessione. Le luci della movida notturna si sono spente. Costretti a rimanere chiusi nelle nostre case, in una sorte di esilio a domicilio. Nascosti dietro mascherine e guanti. Ci chiediamo quando tutto questo finirà. E intanto cresce la paura, alimentata da scenari catastrofici, numeri in continuo crescendo.

Improvvisamente mi si accende una lampadina, Boccaccio e il suo Decamerone. Un autore spesso trascurato nelle scuole, probabilmente per i temi trattati.

Come si fa parlare di sesso ad un gruppo di adolescenti in piena crisi ormonale? Si preferisce il Manzoni con il suo romanzo di formazione, che la peste la racconta, ma non l’ha vissuta…

Boccaccio la peste la conosce bene! Ha camminato tra le strade stravolte da questa terribile epidemia. Ha respirato l’odore nauseabondo dei cadaveri. Ha lottato contro il timore concreto della morte.

Nonostante ciò è riuscito a consegnare ai posteri Il Decamerone, un’opera leggera, che parla anche di sesso. Piena di scherzetti volgari e ironia. Lo scrittore toscano della peste descrive il degrado morale che portò a Firenze. “La dissoluzione di ogni forma di società o di rapporto civile”. La compassione e la pietà ignorate e dimenticate…

Riuscite a fare qualche piccola analogia? Si è vero, ci sono i morti, i numeri dei contagiati fanno paura, c’è il non sapere come si evolverà la malattia. Ma c’è anche tanta ignoranza, isteria, atteggiamenti più simili alle bestie, che all’uomo.

Sarebbe bello se potessimo abbandonare tutto e ritirarci in aperta campagna, proprio come fecero i sette protagonisti del Boccaccio. Trascorrere le nostre giornate nutrendoci d’arte e letteratura e dimenticare questo clima d’odio e paura che sta contagiando l’intero mondo.

Eppure un vaccino esiste. È talmente semplice, che spesso ce ne dimentichiamo… Si chiama Solidarietà… Amore… Rispetto.

In fondo Boccaccio non è così lontano. Probabilmente lui aveva già compreso il titolo di questa mia rubrica, “Ironicamente empatica”. Lo so, non è facile ironizzare in questo momento, ma è, forse, l’unica arma che abbiamo.

 

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