LOCANDINA UFFICIALELui è Alessandro Grande, trent’anni, di Catanzaro  ma vive a Roma e nella vita fa il regista. Una delle sue caratteristiche principali è la lente di ingrandimento che utilizza per analizzare il contesto sociale  in cui vive, e con il cortometraggio “Margerita” presentato al Festival internazionale dei cortometraggi Tulipani di seta nera, ha vinto due premi importanti: Il primo premio è stato assegnato al protagonista del suo corto come Miglior attore protagonista, e il secondo alla colonna sonora.

Con il corto “Margerita” da te diretto hai ottenuto due importanti riconoscimenti al Festival internazionale del corto Tulipani di seta nera. Che valore aggiunto hanno costituito per te questi premi?

Sono molto contento che anche la giuria del Festival Tulipani di Seta Nera, abbia apprezzato questo lavoro. E’ una conferma importante. Sono state premiate due colonne portanti, lo sconosciuto protagonista Ionut Constantin, alla sua prima esperienza cinematografica, e le musiche, anch’esse protagoniste, scritte e composte dal maestro Gianluca Sibaldi.

Hai ricevuto anche riconoscimenti da parte di altri Festival per Margerita?

“Margerita” fortunatamente è andato molto bene nei festival. Abbiamo ottenuto in soli pochi mesi di distribuzione 30 premi e 80 selezioni ufficiali in tutto il Mondo. Dalla vittoria al 18° Festival di Canberra al premio miglior regia al Festival del cinema di Cipro. In Italia invece, dopo la presentazione al 43° Giffoni film festival, abbiamo vinto l’Ischia International Film Festival e siamo arrivati tra i primi cinque classificati ai Nastri d’argento. Una soddisfazione per tutti coloro che hanno contribuito a realizzare questo lavoro.

Com’è nato il progetto Margerita?

Sono stato sempre affascinato dal mondo dei rom. Ho iniziato a scrivere la sceneggiatura dopo aver frequentato i campi e conosciuto la loro cultura. Il risultato che è venuto fuori, è stato quello di una fiaba moderna, in cui la tematica dell’integrazione veniva trattata in maniera originale. Così, insieme ad Andrea Santoro (Pi.Sa. Film) e Alessandro Riccardi (Imago produzioni),  ho deciso di portare  avanti questo corto a qualunque costo, pur non avendo avuto finanziamenti pubblici e facilitazioni di alcun tipo.

L’attore del tuo corto, Ionut Constantin, è stato premiato come “Miglior attore” di tutto il Festival Tulipani di sera nera. Con quali presupposti l’hai scelto per interpretare il tuo corto?

Mi hanno convinto i suoi occhi grandi ed espressivi, sin dal primo incontro avvenuto nella sua abitazione, al campo della Magliana di Roma. Abbiamo parlato a lungo e ci siamo fatti delle promesse. E’ stato un professionista, ha studiato e lavorato tanto per avvicinarsi all’idea che avevo in testa. Sono assolutamente entusiasta del risultato finale.           

Da sempre ti sei contraddistinto per la scelta di portare davanti all’obiettivo della tua macchina da presa tematiche sociali di grande spessore.

Credo che oltre ad un lungometraggio, anche un lavoro breve possa contribuire a far aprire delle parentesi nell’animo dello spettatore.  Per questo, ho cercato di trattare tematiche delicate e spesso ignorate, che non potevano non essere raccontate in questo momento storico.

Come regista hai raggiunto la notorietà nel 2010 con il lavoro In my prison, cortometraggio dedicato al delicato tema delle carceri. Che cosa rappresenta per l’occhio attento della tua macchina da presa, la società contemporanea?

Rappresenta la possibilità di rialzarsi. Voglio pensare che come ogni crisi, la conseguenza sia proprio la rinascita. Esiste una parte della società che si rimbocca le maniche e grazie all’ingegno e alla creatività, riesce a superare questi momenti e ad uscirne da vincitore. Voglio credere in questo, in fondo nessuno ci può vietare di sperare.

Di recente è stato consegnato l’Oscar al regista italiano, Paolo Sorrentino, che ne La grande bellezza ha portato in scena i vizi, la perdita di valori di una società, quella romana, nel più completo declino. Come reputi questo progetto?

La grande bellezza è un film coraggioso. Il coraggio nel cinema, quando ripaga, lo fa per bene. Penso a “La grande guerra” di Monicelli per esempio, criticato all’inizio da tutti per aver affrontato la tematica della guerra in maniera ironica e per aver dato ad un personaggio tipicamente drammatico (Gassman) un ruolo comico, e ad un attore comico (Sordi) un ruolo drammatico. Il film ha vinto il Festival di Venezia ed è stato candidato agli Oscar. L’’originalità di un film, sta anche nel vedere cose che non ti aspetti. 

Avresti trovato spunti differenti rispetto a quelli che ha evidenziato Sorrentino nel suo film?

A differenza di Sorrentino, avrei usato un linguaggio più universale. Cercando di far arrivare anche ad uno spettatore meno colto cinematograficamente, le bellissime sfaccettature di Gambardella e della sua vita solitaria. Sicuramente non avrei vinto l’Oscar.  

Nel 2009 hai pubblicato il volume La produzione del cinema italiano oggi, un saggio sul cinema made in Italy. Che cosa è emerso da questa tua ricerca?

L’intento era quello di capire quali sono i fattori che decretano il successo di un film al botteghino. A parte il discorso delle commedie e dei cinepanettoni, un dato molto rilevante, è venuto fuori dalle opere corali tipo “Saturno Contro”di Ozpetek (nel cast: Buy, Accorsi, Favino, Fantastichini, Angiolini, Argentero), “Romanzo criminale” di Placiso (nel cast: Rossi Stuar, Favino, Accorsi, Santamaria, Trinca, Scamarcio), che pur essendo film drammatici e impegnati, hanno incuriosito un’importante fetta di pubblico.    

A proposito di made in Italy. L’oscar a Sorrentino arriva dopo quindici anni rispetto a quello assegnato a Benigni con La vita è bella nel 1999. Che cosa blocca la produzione, la distribuzione e i consensi di critica delle pellicole appartenenti al panorama del cinema italiano?

Il problema è che si investe poco nei giovani, si portano avanti sempre le stesse persone che da anni non hanno fame di raccontare nuove storie, e che per loro fare cinema vuol dire andare a timbrare il cartellino da impiegato. Un sistema che penalizza il futuro e anche il presenta. Io per esempio, nel mio piccolo, non sono mai stato aiutato da enti istituzionali come il Ministero delle attività culturali o dalle Film Commission, e non ho mai usufruito di finanziamenti da parte loro. Ogni mia domanda è stata respinta. Grazie solo alla tenacia e alla convinzione ho portato avanti la mia idea, e ogni risultato positivo è un incentivo maggiore per continuare a fare bene.  

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