È tornata in tv dal 10 marzo in qualità di giurata a Ballando con le stelle, il talent per celebrities di Rai1 dedicato alla danza, Selvaggia Lucarelli nel mese dedicato agli innamorati, ha presentato su Studio Universal (Mediaset Premium) la rassegna “Manuale per uomini e donne”, in cui l’opinionista televisiva ha realizzato un viaggio attraverso le declinazioni del rapporto complicato e controverso tra uomini e donne. Quattro celebri film mandati in onda in cui la scrittrice ( ha pubblicato di recente per Rizzoli Dieci piccoli infami ) si è ritrovata almeno in due di essi.

Selvaggia come ti sei trovata nella veste di “annunciatrice” dei 4 film che hai presentato per Studio Universal?

Il mio ruolo è stato completamente diverso rispetto alle annunciatrici standard. Non sono Nicoletta Orsomanno, diciamo così. Non ho utilizzato neanche lo stile dei Bellissimi di Rete4. È stata una cosa molto pop, ho presentato i quattro film con ironia, sarcasmo, critica con la mia lettura delle cose sugli uomini e sulle donne. Quello che ho sempre fatto sulla mia pagina facebook e sui giornali.

In quali di questi film ti sei ritrovata?

Sicuramente sono quattro film diversi tra di loro, e ovviamente non mi rappresentano tutti. Qualcosa di cui sparlare per esempio con Julia Roberts rappresenta sicuramente una fase della mia vita in cui ero stata mollata e mi sfogavo con il primo che passava. Quel periodo le mie amiche vedevano la mia sagoma e scappavano dal terrore che io attaccassi il “pippone” e parlare del ragazzo dal quale ero stata lasciata. Inveceil film Come farsi lasciare in 10 giorni mi rappresenta nel periodo in cui usavo delle strategie, della serie “in amore vince chi fugge”, oppure non rispondere al telefono non prima del quarto squillo.

Adesso che visione hai dell’amore?

Sono cambiata ed ho un punta di vista più sobrio dei legami amorosi. Ho scoperto che non esistono strategie, escamotages, perché l’amore ha delle dinamiche più semplici.

Il fil rouge del tuo punto di vista sull’amore lo esprimi, non solo attraverso i tuoi libri, ma in maniera più estemporanea anche sulla tua pagina sociale che diventa rapidamente virale.

Qualche tempo fa parlavo poco di me, poi ho attraversato una fase tra i 37 e i 41 anni di età in cui ho vissuto da sola sentimentalmente parlando, e sono stati quattro anni di grandissima introspezione per me, perché non ero mai stata più di quindici giorni da sola. Sono stata sempre legata a qualcuno. Sono stati anche anni difficili perché non nascondo che un compagno sinceramente mi è mancato, ma sono stati anni necessari per parlare di me anche sul web per esempio. Credo che in quel periodo io abbia regalato ai miei lettori/followers una parte di me che fino ad allora non era mai venuta fuori: sono stata sempre cinica nel mio modo di scrivere. Ma quel periodo avevo bisogno di parlare con qualcuno, in fondo era un atto liberatorio.

Si tratta dei quattro anni in cui coincide la stesura dei tuoi due libri: nel 2014 hai pubblicato con Rizzoli il tuo primo romanzo, Che ci importa del mondo, mentre del 2017 – sempre per Rizzoli – è Dieci piccoli infami. Questa introspezione a cosa ti ha portato?

Sono sempre andata alla ricerca di storie in cui cercavo di proposito degli uomini che mi facessero vivere la relazione con affanno, i crampi nello stomaco, i dubbi, altrimenti per me non erano delle storie vere e proprie. Insomma tutte quelle cose che sembrano ti mantengano in vita, ed in realtà invece ti uccidono con gradualità. Se si vive una storia con l’affanno non ha più a che fare con l’amore, ma piuttosto con la dipendenza, o comunque ha a che fare con qualcosa che dentro di te non si è ancora risolta. Come dicevo prima l’amore vero ha delle dinamiche molto più fluide, deli ingranaggi molto più oleati.

Anche tu hai preso parte al reality show La fattoria nel 2006. Faresti parte oggi del cast di un altro reality?

Nel tempo i reality show hanno subito un’evoluzione, i primi sono stati degli esprimenti anche interessanti. Secondo me il primo Grande fratello ( nip ndr ) lo è stato, perché i concorrenti non avevano nessuna malizia, anzi avevano una genuinità interessante anche dal punto di vista sociologico. Oggi siamo tutti un po’ più sgamati, di reality ne abbiamo visti a decine, e sappiamo come funziona, cosa finisce sotto la lente di ingrandimento, cosa bisogna fare per attirare l’attenzione. Io l’ho fatto in un momento in cui non avevo nulla da perdere, in un momento in cui sinceramente non avrei mai pensato di fare televisione nel mio futuro, non mi sentivo una giornalista anzi una che scriveva per hobby, avevo avuto mio figlio da un anno, non avevo un soldo, e oltretutto c’era un cast così talmente roboante che non credevo di essere all’altezza della situazione. Quell’edizione era veramente un vero reality del sabato sera in prima serata, oggi invece sono considerati roba trash.

Il 10 Marzo è ripartito Ballando con le stelle, programma in cui sei una dei quattro giurati.

Ballando è quell’incrocio tra il sabato sera classico tipico da Rai1, mescolato con degli elementi pop, anche un pò “Kitsch” per la presenza di Valerio Scanu che ogni tanto appare. È un calderone di elementi che a me diverte molto. Poi la “padrona di casa” Milly Carlucci tanto che ama quel programma riesce a farlo fa amare anche a chi lo fa, ti coinvolge.
Ho fatto un anno da “osservatrice” esterna, e questo è il mio terzo anno in qualità di giurata. Io ho una grande perversione: sono attratta da tutti i talent che riguardano cose per cui io sono negata, forse perché ho una sorta di ammirazione per chi invece reputo bravo nel farlo. Mi piace molto Ballando, e lo seguivo anche prima di essere una giurata, e poi mi piacciono i talent sulla cucina, perché io solo surgelati sono in grado di cucinare. Mi sento adatta al ruolo di giurata a Ballando perché pur non sapendo ballare, io esprimo un mio giudizio sui personaggi che a loro volta non sanno ballare, non parliamo di professionisti. A parte Caroline Smith i mie “colleghi di banco” sono al mio pari. Tutte le critiche che ci sono state negli anni passati le rispedisco al mittente.

Intervista rilasciata da Selvaggia Lucarelli a Flavio Iacones per il mensile TUTTO.

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