Disabilità

Una vita trascorsa a combattere contro le barriere architettoniche e sociali.

Non mi era mai capitato di mettere a nudo me stessa, ad entrare nei meandri del cuore, della mia testa, delle mie certezze ed incertezze. Mi chiamo Maria Vittoria, ma per il web ed i miei amici sono Mavi. Per tanti anni ho svolto interviste a personaggi appartenenti al mondo dello spettacolo, ho scritto articoli su tematiche sociali, oggi invece vi scriverò la mia storia e le avventure sulle 4 ruote della mia carrozzella. Attenzione quello che leggerete può altamente urtare il bigottismo di molte persone che si definiscono sensibili, che pensano ad un mondo perfetto, ma non hanno neanche idea di cosa sia. Quando ero bambina, e a dir la verità anche oggi, mi ero convinta di avere dei poteri paranormali, di essere un fantasma, perché per molti ero invisibile, facevano finta di non vedermi. Ho avuto sempre un vizio, di sorridere e salutare, mi costava molto dover abbassare la mano, quando il mio saluto non era corrisposto. Abbiamo creato un mondo che vive in funzione dell’apparenza, della perfezione estetica, del giudizio superficiale, quindi io sono imperfetta, mediocre o “semplicemente scomoda”. Dal 1985 al 2022 le cose non sono cambiate molto. Lo ammetto ho 37, ma sono ancora una giovincella, in tutti questi anni, le mie orecchie hanno sentito tante corbellerie da poter scrivere un libro. Vi do un consiglio, non perché voglio fare la saccente ma perché derivano dall’esperienze provate sulla mia pelle. Quando volete esprimere un concetto, un pensiero, nei confronti di un disabile, o volete avvicinarvi a noi, pensateci bene, evitate il falso moralismo, non usate la pietà, non giudicate a priori, non fate azioni caritatevoli solo per sentirvi utili e perfetti, altrimenti in quel momento divenite voi i veri disabili, o diversamente abili come piace definirmi: voi sarete “diversamente abili a dire o fare cose sensate”. È opportuno ricordare il primo articolo della Dichiarazione universale dei diritti umani:

“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”.

Questo principio è inalienabile per tutelare la vita di ogni essere umano e, dovrebbe essere così anche per le persone disabili, purtroppo non è così.

Esiste la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità (CRPD), approvata dall’Assemblea delle Nazioni Unite nel 2006 e ratificata dalla legge italiana nel 2009. È un trattato internazionale, finalizzato a combattere le discriminazioni e le violazioni dei diritti umani dei cittadini con disabilità. In esso viene sancito il diritto al rispetto della nostra dignità ed autonomia, ad una totale partecipazione ed inclusione nella società. A non essere emarginati o limitati nelle abilità che ognuno possiede. Ogni essere umano deve avere la possibilità di essere istruito e informato, deve svolgere attività ricreative e sportive. Il Trattato evidenzia anche il valore della sensibilizzazione della società, affinché si possono abbattere stereotipi e stigmi. A volte vorrei essere ebete e, non sapere che esistono Leggi che salvaguardano la mia vita, almeno non sarei insofferente, delusa poiché non vengono minimamente rispettate. Nel momento in cui mi rivolgo ad un ente, ad un’associazione, sembra che parlo arabo, ed ogni volta mi rimane l’amaro in bocca. Partiamo dal contesto scolastico, non sussiste un’ deguata integrazione agevolata, difficile anche trovare insegnanti di sostegno competenti. Nella sfortuna, la fortuna di possedere una disabilità  motoria, altrimenti avrei riscontrato molte più difficoltà. In molte scuole forse neanche conoscono l’esistenza di piani educativi personalizzati. Ho dei genitori speciali, i quali hanno dedicato la loro esistenza a me, altrimenti avrei dovuto rinunciare a qualsiasi progetto di vita. Sono riuscita a completare i miei percorsi di studi grazie alla loro costanza nell’ accompagnarmi a scuola. Impossibile per me usufruire dei trasporti pubblici, figuriamoci quelli scolastici, per niente inclusivi e accessibili. Io ho sempre sdrammatizzato pensando che avevo il taxi personale ( Peccato che si trattava dei miei genitori). Quando mi sono laureata ero entusiasta e soddisfatta, peccato che l’enfasi è stato stroncato dalla dura realtà lavorativa. Siamo alle solite anche in questo campo, dovrebbe essere un diritto riconosciuto e garantito, ma per niente attuato. Non sono informazioni frutto di fantascienza, a confermare ci sono i dati, solo il 35%, è occupato, le donne sono doppiamente discriminate. Le motivazioni sono svariate, alcune vanno ricercate nei pregiudizi dei datori di lavoro, altre nelle barriere architettoniche che si trovano nell’accedere alle postazioni di lavoro. Ogni azienda in base al numero dei lavoratori dovrebbe assumere una percentuale di disabili, ma non solo non ne tengono conto, non hanno neanche timore delle multe. Questo accade perché non ci sono controlli. È difficile far capire che il lavoro non è solo sinonimo di guadagno, ma soprattutto di dignità e di senso di appartenenza ad una comunità. Altro tasto dolente: la facoltà di poter esprimere il proprio voto in piena autonomia. Ostacoli causati anche in questo caso da barriere architettoniche, da seggi elettorali non adeguati, ed è anche difficile far capire che esiste il voto assistito. La banca non la scegli in base ai tuoi interessi, ma bensì alla presenza di una seconda entrata che ti permette l’accesso, altrimenti la vedo dura oltrepassare la bussola che si trova all’entrata.

Immaginate la scena di me che mi blocco con la carrozzella, che  bellissima figura. Gli studi medici, ospedale privati, centro diagnostico, per voi è scontato che non possiedono barriere architettoniche, vi sbagliate! In quel momento vorrei essere una farfalla, ma poi ti ricordi che sei solo un essere umano. Incontro un bellissimo ragazzo, molto Galante e mi invita a cenare fuori, vorrebbe portarmi in un posto elegante, ma trasferiamo ora per trovare un ristorante a norma, senza gradini e scale. Con gli amici a volte mi sento di troppo, non è colpa loro, virgola Ma sono io che mi pongo il problema, poiché non possiamo sempre scegliere il locale in base alle nostre preferenze culinarie ma in base alla presenza di barriere architettoniche. A questi si associano gli alberghi, centri commerciali, negozi. Ancora non ho capito che disabilità hanno coloro che posteggiano la macchina al parcheggio riservato, vorrei  informarvi che è la stupidità non è una patologia, quindi lasciateli liberi! Grazie. La mattina ti svegli per goderti una giornata di sole, ti dirigi e già sul lungomare la sedia si riempie di escrementi di cane, ma la colpa non è dei poveri animali, ma dei padroni che non la raccolgono. Successivamente pensi che finalmente puoi andare a farti un tuffo in mare. Stavo scherzando, non esiste passerella che mi concede di arrivare alla riva. Compri la sedia a rotelle elettrica e non vedi l’ora di utilizzarla per essere indipendente, peccato perché i marciapiedi non sono agibili. Se poi sei sfigato come me, nella mia città hai la possibilità di salirci ma poi non trovi nessun scivolo per scendere. Sembrerebbe la trama di un film comico o di un dramma invece no, e la mia vita è quella di tante altre persone. Le difficoltà sono tante, hanno provato a farmi perdere le speranze, hanno tentato di farmi demotivare per non combattere più, in tanti sperano che ti abitui ad assecondare l’ignoranza che regna sovrana. Purtroppo io mi sento viva, non sono facilmente plasmabile alle loro incompetenze. Io mi sento viva e continuerò a lottare contro una società che non vuole ascoltarmi, contro gli enti che non vogliono imparare le leggi che devono attuare, per assicurare ai disabili una vita più semplice. Ho sofferto, ho pianto, ogni volta che mi sentivo inerme di fronte alle difficoltà, ma le mie ruote corrono veloci e quindi ha superato ogni ostacolo punto io sono viva e nessuno può spegnere le luci del mio palcoscenico chiamato vita.

Maria Vittoria Corasaniti

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